Visitare
un allevamento intensivo di polli è più convincente di ogni
lettura o racconto per metterci in guardia prima di consumare a casa o
al ristorante il classico pollo arrosto di cui non conosciamo la provenienza.
Immensi capannoni dove ogni metro quadrato ospita dai 12 ai 14 polli,
illuminazione funzionante giorno e notte per accelerare il ritmo della
crescita, scarse possibilità di movimento degli animali ai quali
non è consentito di uscire all’aperto, mangimi additivati
con integratori alimentari e prodotti farmaceutici (antibiotici e chemioterapici)
per prevenire la diffusione di germi e virus che aggredirebbero facilmente
le migliaia di polli che vivono negli allevamenti intensivi.
Il 50% degli antibiotici prodotti in Europa (10.000 tonnellate) , per
ammissione della stessa Federazione Europea dei Produttori di Farmaci,
è utilizzato per gli animali. Il 15% viene immesso nei mangimi,
con la funzione di “prevenzione” di malattie e/o con la funzione
auxinica (accrescimento della massa corporea).
L’allevamento avicolo intensivo ha un ciclo produttivo velocissimo,
nell’arco di 40/50 giorni dalla nascita il pulcino destinato alla
produzione di carne viene ingrassato e portato ad un peso utile per la
commercializzazione, con questo ritmo è stato calcolato in 700
milioni il numero dei polli che ogni anno sono presenti negli allevamenti
italiani, con una presenza costante negli allevamenti di oltre 150 milioni
di pennuti (Inea 2002).
Il sistema di controllo pubblico effettua, in base al Decreto Legislativo
336 del 1999, controlli minimi garantiti su 4 polli ogni milione di esemplari
allevati.
La standardizzazione delle specie ha anche ridotto sensibilmente la diffusione
delle specie e delle varietà italiane rustiche che oramai sono
limitate a pochi allevamenti. Gli stessi polli allevati a livello amatoriale
per l’autoconsumo domestico (che pure non hanno nulla a che fare
con gli allevamenti intensivi) spesso ricorrono ai pulcini che sono disponibili
nel negozio, senza possibilità di scegliere specie rustiche autoctone.
Altro capitolo dolente per molti allevatori fai da te che non possono
produrre in proprio i cereali, oleaginose e leguminose necessarie per
l’allevamento è quello dei mangimi pronti commercializzati
dai negozi di prodotti agricoli, che riproducono le attuali tendenze di
mercato in direzione dell’allevamento intensivo e dell’utilizzo
di materie prime di bassa qualità.
Che si compri già cotto o soltanto macellato o che si allevi direttamente
o lo si acquisti anche in campagna è particolarmente importante
conoscere sia la provenienza che le modalità di allevamento (disciplinare
di produzione). Ogni animale allevato senza il rispetto delle sue esigenze
biologiche (benessere animale), con ritmi, spazi e cibi innaturali non
può che portare alla produzione di carne che ha ben poco a che
fare con il “pollo ruspante” di antica memoria.
Alcuni produttori italiani, anche di importanti dimensioni, hanno modificato
le modalità di allevamento e propongono disciplinari di produzione
che escludono l’uso di mangimi con ogm, rispettano i tempi naturali
di accrescimento preoccupandosi almeno fino al momento della macellazione
del benessere degli animali, alcuni hanno sposato la filosofia della produzione
biologica che modifica completamente la struttura degli allevamenti e
riduce drasticamente le produzioni.
Recentemente la Facoltà di Agraria dell’Università
di Perugia che sta sviluppando una esperienza di allevamento di razze
rustiche italiane, ha diffuso dei dati che mettono a confronto l’allevamento
convenzionale (14 animali per metro quadrato), quello biologico con allevamento
al coperto e 4 metri quadrati di spazio aperto per animale e quello biologico
con 10 metri quadrati di prato disponibile per ogni pollo. Il biologico
prevede alimentazione biologica ed assenza di ogm, divieto di uso dei
farmaci convenzionali.
Le carni ottenute hanno un sapore e differente e la composizione del prodotto
viene esaltata dalla forma di allevamento più naturale, che porta
ad una maggiore presenza di antiossidanti e vitamina E, la carne è
più scura e meno tenera, ma alla degustazione più gradevole.
Drastiche le differenze tra le tre forme di allevamento: la prima colonna
riguarda un allevamento convenzionale (14 animali per metro quadrato),
la seconda un allevamento biologico (con un animale ogni quattro metri
quadrati) e la terza un allevamento biologico più estensivo (con
un animale con 10 metri quadrati di prato a disposizione).
Allevamento |
Convenzionale |
Biologico
4mq |
Biologico10mq |
Peso
dopo 42 giorni (gr.)
Durata allevamento
Razza
Percentuale di grasso
Uova prodotte (in peso)
Prezzo |
2200-2400
42/50 giorni
ibridi accresc. veloce
1,6%
43grammi/giorno |
1200
80 giorni
ibridi/razze accr. medio
1,1%
42grammi/giorno
doppio |
600
120 giorni
razze accr. lento
0,3%
34grammi/giorno
triplo/quadruplo |
La carne
di pollo proveniente da allevamento intensivo viene quotata alla borsa
dei prodotti agricoli circa un euro al chilogrammo, con un euro sullo
stesso mercato è possibile acquistare quattro chilogrammi di mais.
Con quattro chilogrammi di mais è impossibile allevare un pollo,
di conseguenza nelle sua vita un gallo o una gallina di un allevamento
intensivo difficilmente conosceranno “il sapore del granoturco”!
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